La Lega del Filo d’Oro
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11 Giugno 2017Gli adolescenti e la rete: cyberbullismo, furti di identità, giochi suicidi come Blue Whale o la Fata di fuoco come riconoscere i rischi per coglierne solo le opportunità ?
Dopo il servizio fatto dalle Iene sul “ Blue Whale” (“La balena blu”) si è tornati a parlare di Internet e di quanti danni può fare, soprattutto se non viene usato nel modo giusto.
Qui sotto il servizio integrale direttamente dal sito ufficiale delle IENE sul Blue Whale.
Anche se notizia di poche ore fa che alcuni video utilizzati nel servizio non siano prettamente legati al “gioco” non possiamo far finta di nulla e dobbiamo cercare di comprendere meglio cosa si può nascondere dietro il mondo legato ad internet e la larghissima diffusione dei social network.
Facciamo un passo indietro e ritorniamo sul Blue Whale ; si tratterebbe di un gioco dell’orrore volto a reclutare giovani, disagiati e depressi, su un social russo simile a Facebook, VKontakte, per poi contattarli singolarmente e, manipolando la loro psiche, indurli al suicidio. Il nome è indicativo: come le balene vanno a spiaggiarsi e muoiono senza un motivo preciso, così i ragazzi sarebbero morti a loro volta, per loro stessa mano. Infatti, dopo aver scritto #f57 in appositi gruppi di questo social sarebbero stati poi contattati da un “master” e obbligati a fare quanto da lui suggerito e a mandargliene un resoconto, pena la ritorsione nei confronti dei propri cari. Le prove che vengono richieste devono essere affrontate quotidianamente e sono raccapriccianti: dalla visione di film dell’orrore a ferite autoinflitte, come ad esempio balene tatuate sulla carne viva, a esperienze estreme quali stare sul bordo di un palazzo molto alto o camminare sui binari di una ferrovia. In questi giorni i quotidiani hanno approfondito la notizia che era stata riportata per la prima volta lo scorso anno da un giornale russo, Novaya Gazeta, ed era poi rimbalzata fra radio e giornali senza però trovare vere e proprie conferme. L’unico dato certo è l’arresto di Philip Budeikin, colpevole di aver creato questo terribile gioco, se così lo sì può chiamare, e di aver istigato al suicidio 16 ragazze.
Si tratta di suggestioni, di notizie diffusesi a macchia d’olio per la loro virale morbosità o è la verità? Le informazioni delle ultime ore sembrano far pensare ad una fake news, ad una strumentalizzazione del caso, ma questo non cambia di una virgola il reale problema che sta alla base di tutto questo caos mediatico: la morte di 150 adolescenti per suicidio. La polizia italiana, sempre in un secondo servizio delle IENE da alcuni consigli su come monitorare l’ adolescente e comprendere se stia “giocando” al Blue Whale. Inoltre proprio ieri sulla pagina ufficiale delle IENE è apparso questo post:
Un uso sbagliato dei Social Network e di Internet può ferire fisicamente e psicologicamente, a volte è anche in grado di uccidere. Il cyberbullismo del resto è all’ordine del giorno e miete vittime anche in Italia: insulti, minacce, derisioni e suicidi purtroppo sono cose di cui si sente parlare ancora troppo spesso.
La rete può essere una grandissima risorsa se sappiamo usarla bene ed è questo che cerco di fare ogni giorno: aiutare coloro che si rivolgono a me a trarre tutti i vantaggi possibili da un utilizzo mirato della rete e dei Social Network. A volte però si rischiano di commettere delle leggerezze che mettono a repentaglio la nostra privacy e la nostra integrità fisica e psichica, trasformando una fonte di opportunità in un’arma puntata contro noi stessi.
Riscontro ogni giorno quanta ignoranza ci sia sull’argomento, soprattutto nei più giovani: sono sempre connessi, ma spesso non conoscono le differenze fra la vita online e quella offline. Per questo mi offro per portare (gratuitamente) nelle scuole medie, dove i ragazzi cominciano a confrontarsi maggiormente con questa realtà, la mia esperienza nel settore… perché so che la mia missione di esperto e di padre passa anche di qui. Non vorrei mai che mio figlio si trovasse in pericolo perché non si è comportato nel modo giusto sui Social e inconsciamente, non sapendo come tutelare al meglio la sua privacy, ha fornito dati e informazioni a chi voleva solo fargli del male. Non vorrei che mio figlio si sentisse minacciato e oltraggiato da un branco di “leoni da tastiera”, pronti a rifugiarsi dietro uno schermo per riversare la loro cattiveria sugli altri. Furti di identità, creazione di profili falsi, diffusione di immagini e informazioni che non si desidera rendere pubblici, adescamento online: ecco, questi sono alcuni dei tanti rischi che i nostri figli devono imparare ad evitare nel modo più assoluto.
Per fare questo devono essere educati e guidati per muovere in sicurezza i primi passi in un mondo che può regalare tante sorprese, ma che sa essere molto insidioso con chi non se ne serve nel modo corretto. Spesso è difficile anche per gli adulti gestire in modo sicuro la propria presenza online e nemmeno gli stessi genitori e le istituzioni sono pronti a fare da guida ai più giovani, nativi digitali, in un campo che non padroneggiano sino in fondo. È proprio per questo che vorrei a disposizione tutto quello che ho appreso in questi anni per fornire alcuni concetti chiave ai ragazzi, sin dai loro primi approcci alla rete: vorrei per far sì che servisse loro “solo” a imparare, a promuoversi e a crescere, non a morire. Non si può morire a 15 anni, come Amanda Todd, perché qualcuno ti tiene in pugno minacciando di diffondere le tue foto online se non farai ciò che ti chiede e ti perseguita ovunque tu vada, impedendoti di condurre una vita normale. Non si può morire perché su Ask, un social basato sul concetto di domanda-risposta, ti è stato intimato di ucciderti dal momento che sei insignificante e nemmeno perché sei continuamente derisa per il tuo peso. La vita è un dono da vivere pienamente e io vorrei impedire che qualcuno si uccidesse perché costretto dalle calunnie e dalle offese altrui, ancora più difficili da arginare dal momento che sono online e quindi circolano molto più rapidamente.
Forse sarà solo una goccia, ma vorrei offrire la mia esperienza per rendere la rete un po’ più sicura per i nostri figli e per tranquillizzare tanti genitori che, come me, si preoccupano per la loro sicurezza. Per Carolina, per Amanda, per Andrea e per tutti i ragazzi che sono stati e sono tuttora vessati dal cyberbullismo: meritano che sia fatta giustizia e che si affronti il problema. Dal 17 maggio è cominciato a cambiare qualcosa. Dopo i tanti sforzi del padre di Carolina Picchio, che si è buttata dalla finestra 4 anni fa perché vittima di insulti e commenti offensivi online da parte di suoi coetanei, finalmente è stata approvata una legge contro il cyberbullismo. È valida solo per i minori però ha delle implicazioni importanti: condanna infatti il furto e l’appropriazione indebita di dati personali, la denigrazione, i ricatti e le manipolazioni in rete. Inoltre i ragazzi con più di 14 anni potranno contattare direttamente i gestori delle pagine per la rimozione dei contenuti offensivi (Qui il link con le istruzioni “Rimozione contenuti offensivi su Facebook“)e qualora questo non avvenisse entro 48 ore potranno rivolgersi da soli al Garante per la protezione dei dati personali. Su alcuni social, come ad esempio Facebook, è già possibile segnalare rapidamente le pagine che riportano contenuti offensivi, ma così sarà ancora più semplice. Inoltre è stato deciso di agire anche alla base portando l’informazione nelle scuole e incaricando un docente di promuovere iniziative volte a contrastare il cyberbullismo e di svolgere la funzione di supporto e referente in caso di situazioni di difficoltà. Non è stato ancora deciso con precisione come avverrà, ma le scuole dovranno diventare il veicolo principale dell’educazione ad un corretto uso della rete.
Qualcosa comincia a muoversi e spero che tutto proceda nel modo più veloce possibile. Io intanto non mi stancherò mai di ribadire che l’informazione e la conoscenza sono i primi strumenti per aiutare gli adolescenti di oggi a non cadere nella stessa trappola in cui sono sprofondati tanti loro coetanei ed io, nel mio piccolo, voglio fornirglieli perché mai nessuno debba più ripetere le parole di Carolina:
“ Le parole fanno più male delle botte ”
Ultimissime novità riguardo questi Giochi folli e morte dilagante in rete… Grazie sempre alle iene che stanno monitorando gli eventi..
Praticamente poche ore fa è stato arrestato un curatore che si chiama Ilya Sidorov . Il ragazzo o meglio dire “mostro” confessa di aver adescato 32 minorenni, tra cui una ragazzina di 14 anni che Sidorov ammette, di averla spinta a tentare il suicidio. Nelle Tv russe e vari giornali russi si sta parlando molto dell’ avvenimento mentre molti di noi italiani stanno ancora facendo “gli struzzi” e perdono tempo chiedendosi se esistono o no questi “giochi”..
Ilya Sidorov ha confessato di essere un curatore di un gruppo delle morte.. cosi si legge in alcuni articoli e si sente in alcuni media Russi. Qui sotto il video delle tratto dalle Iene con una raccolta di video dei Media russi (sotto intitolati).
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